venerdì 22 maggio 2020

Wall-E

Una così umana emozione

In un futuro distopico, la Terra è un pianeta disabitato, colmo di rifiuti e inquinato da secoli di scorie. Gli umani hanno abbandonato il loro luogo natale per vivere nel cosmo... Poco prima del grande esodo, sono stati attivati e lasciati sulla Terra migliaia di Robot chiamati “Wall-E”, orientati da un’unica e sola direttiva: quella di ripulire il pianeta e ridurre gli immensi carichi di rifiuti compattandoli in piccoli cubi.

Eppure, in quella routine così monotona ed estenuante, Wall-E lascia emergere comportamenti spontanei e non da macchina costruita a tal proposito, ma quasi naturali e di certo poco imposti da una specifica direttiva. Wall-E è cosi mosso da un’umana e puerile curiosità prende sempre più coscienza della profonda solitudine che lo avviluppa.

Il robottino possiede l’ineffabile capacità d’esprimersi con l’arte dei gesti, e riesce a creare un legame empatico, basato esclusivamente sulla riflessività emotiva. Wall-E si configura così come una taciturna odissea fantascientifica, traboccante di sentimentalismo e d’amore per la tecnologia e l’Umanità, per l’ambiente e il romanticismo più classico, quello incapace d’essere contaminato dall’inquinamento che cerca di soggiogarlo.



Wall-E incontra Eve, il suo futuro amore

STEP #17

 Un abbecedario per la parola android

A- Automa
B- Blade Runner
C- Cyborg
D-Droz
E- Etica
F- Fantascienza
G-Guida galattica per gli autostoppisti
H- Hobbes John
L-  Libertà 
M- Macchina
O- Offroy de la Mettrie
P-Pinocchio
Q- Qualità
R- Robot
S- Sinapsi
U- Umanoide
W- Wall-E
X- Xenofobia
Y- Yuvaal Noah Harari

Robot thinker with the shadow of a man

STEP #16


Un testimonial per gli androidi

Isaac Asimov


Chi è?

Isaac Asimov nasce il 2 gennaio 1920 a Petrovichi, Russia, e muore il 6 aprile 1992 a New York. Egli rappresenta un personaggio unico nella sua vastità di interessi scientifici e letterari, e nella capacità di divulgazione scientifica, oltre che per come si pose all'interno del nascente panorama della fantascienza.
Conseguì laurea e dottorato in biochimica presso la Columbia University, rispettivamente nel 1939 e nel 1948, ed un master in filosofia nel 1941, intraprendendo la carriera accademica presso la Boston University fino al 1958, quando intraprese la carriera di scrittore a tempo pieno.


Progressista, Asimov aveva molta fede nel progresso scientifico, anche se molto pessimista sul destino dell'umanità, soffrendo proprio di fobie legate alla tecnologia quale la paura di volare.
Proprio questa dicotomia tra tecnologia e umanità, progresso e tradizione, è tema cardine dei suoi romanzi fantasy.
Primo piano di Isaac Asimov
Primo piano di Isaac Asimov


Perché Asimov?

Lo scrittore di origine russa era dell'idea che se una macchina è progettata bene, questa non possa presentare nessun rischio per l'umanità a meno di un utilizzo improprio. Trovava perciò aberrante che un androide come il mostro di Frankenstein si fosse rivoltato al suo stesso padrone.
Pone il suo pensiero nero su bianco, molto, chiaramente, all'interno delle sue tre leggi della robotica:
  • Un robot non può recare danno all'umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l'umanità riceva danno.
  • Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Purché questo non contrasti con la Legge Zero 
  • Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Legge Zero e alla Prima Legge.
  • Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Legge Zero, la Prima Legge e la Seconda Legge.
Ogni robot che rispetta queste leggi nella narrazione di Asimov è dotato di un cervello positronico, ciò che noi oggi chiameremmo intelligenza artificiale. L' ipotesi è che lo scrittore volesse comunicare di usare la tecnologia in modo etico e non per causare danno all' umanità.
Il più “famoso” robot positronico  è forse Robot NDR 113, il robot protagonista de L’uomo del bicentenario; aveva un difetto prova sentimenti umani e desidera essere riconosciuto come essere umano.

Copertina del libro L'uomo del bicentenario


lunedì 11 maggio 2020

STEP #15

Le criticità dei limiti dello sviluppo negli androidi

Uno scenario post-apocalittico in Star Trek

All'interno della serie di fantascienza Star Trek (1966), viene presentato un possibile scenario post-apocalittico in cui gli androidi sostituiscano in tutto e per tutto gli umani.
In un simile scenario, ogni uomo potrebbe essere duplicato in macchina e non solo: continuando il processo, sarebbe addirittura possibile trasferire l'anima della persona all'interno dell'androide, rendendo ogni essere umano pressoché immortale.
Un uomo, trasformato in macchina, può essere programmato e diventare perfetto: verrebbero meno la gelosia, l'avidità,l'odio, la paura. La morte non colpirebbe più nessuno, nè malattie o deformazioni.
Come rovescio della medaglia, in un mondo fatto di programmazione, si esaurirebbero affetto ed amore: al contrario degli androidi, gli uomini posseggono emozioni imprevedibili, che la logica non può spiegare.


Is it possible they  built their machine too well, gave them pride and a desire to survive? Machine that wanted logic and order and found that frustrated by the illogical emotional creatures that built them?
Capitano Kirk


Una tale società duale sarebbe impossibile da vivere per entrambe le fazioni: se gli uomini, spinti della paura, si vedrebbero costretti ad iniziare a spegnere le macchine, queste, frustrate dall'inconsistenza umana, non potrebbero far altro che distruggere la nostra specie per sopravvivere. Vedrebbe la luce un mondo nuovo, fatto di esseri senza difetti, che si ucciderebbero tra loro con la stessa disinvoltura con cui si spegne una luce, non essendo programmati per fronteggiare ogni evenienza se non uccidendo.


venerdì 8 maggio 2020

STEP #14

Gli androidi in un fatto di cronaca

Elon Musk says there's a chance his AI-brain-chip company will be putting implants in humans within a year


Nello step 13 si è parlato di IA e di alcuni esempi significativi; nei casi presentati era la macchina ad imitare l'uomo e la sua intelligenza per essere autonoma.
Notizia delle ultime ore, data dal luminare Elon Musk, è come il suo team di ricerca sia vicino a realizzare un collegamento neurale tra uomo e macchina. The chip could potentially be used to restore eyesight, hearing, and limb movement in addition to addressing diseases that affect the brain, Musk claims. The device would be implanted directly into the skull to enable electrode threads to interface with certain areas of the brain, according to Musk.
Si tratta palesemente di una nuova frontiera di studi: ciò a cui la fantascienza aveva dato il nome di Cyborg, potrebbe in poco tempo essere realtà. Esulando tutte le narrazioni dietro al termine, può essere considerato a tutti gli effetti un nuovo rapporto tra uomo e macchina.
Se fino ad oggi l'estensione era al più un estensione del nostro corpo, questa nuova prospettiva è in grado di aprire infiniti nuovi mondi nell'ambito dell'ingegneria biomedica e non solo: potremmo essere in grado di comunicare tra noi e con le macchine senza proferire parola. D'altro canto, chiunque potrebbe leggere i nostri pensieri, le nostre volontà, mettendo in atto uno scenario da Big Brother.
Trovo adeguato che si apra una discussione tra diverse discipline come ingegneria, medicina, filosofia e sociologia, per creare una preparazione culturale a questi nuovi eventi senza doverci mettere nelle mani di luminari o peggio assoggettati alla tecnica.



Mockup di neural link



FONTI
https://www.businessinsider.com/elon-musk-neuralink-brain-chip-put-in-human-within-year-2020-5?IR=T
https://futurism.com/elon-musk-neuralink-human-brain-implant
https://www.repubblica.it/tecnologia/2020/05/08/news/elon_musk_pronto_il_collegamento_cerebrale_fra_uomo_e_macchina_in_un_anno_-256064585/

STEP #13

Come gli  androidi interagiscono con l'ingegneria

L'intelligenza artificiale e l 'ingegneria informatica

Ponendo, ad un gruppo di persone, la domanda " cosa rende un umano, un umano? " una delle risposte più frequenti è sicuramente l'intuito, l'intelligenza.
Ebbene, questo paradigma del saper fare rischia di essere messo a dura prova: una macchina può essere intelligente ed imparare in autonomia.
In genere, si può intendere per intelligenza la capacità di eseguire compiti e risolvere problemi nuovi, di adattarsi all’ambiente e comprenderlo, e di capire il linguaggio naturale. Un’altra definizione operativa è stata proposta da Alan Turing nel suo articolo “Computing machinery and intelligence” (1950): una macchina può essere considerata intelligente se passa il “Test di Turing“.
Il test (o “Imitation Game”) consiste nel mettere un uomo davanti a un terminale, attraverso il quale comunicare con due entità: un altro uomo e un computer. Se la persona che comunica attraverso il terminale non riesce a distinguere fra uomo e macchina, allora il computer ha passato il test.





Di seguito alcuni esempi notevoli di IA:


  • Sophia , un androide femmina in grado di simulare 62 diverse espressioni facciali. Realizzata con una speciale gomma siliconica, ha un aspetto così umano da spiazzare l’osservatore. Per realizzare alcuni tratti del viso i suoi creatori si sono ispirati a Audrey Hepburn.
  • Autopilot Tesla, tutte le nuove vetture sono dotate dell'hardware necessario a supportare in futuro la guida completamente autonoma in quasi ogni situazione. Il sistema è progettato per poter coprire corte e lunghe distanze senza l'intervento della persona seduta al posto di guida. (fonte Tesla)
  • MIT cheetah è un robot realizzato al MIT in grado di autoapprendere movimenti come la corsa e il salto di ostacoli che si presentano di fronte.



mercoledì 6 maggio 2020

STEP #12

Gli androidi nel pensiero medievale

L'automa  cavaliere di Leonardo

L’Automa Cavaliere è un progetto ideato intorno al 1495, probabilmente a seguito degli studi di anatomia del grande inventore. Si suppone che Leonardo abbia presentato il suo cavaliere meccanico durante una festa alla corte di Ludovico Sforza, forse in occasione delle nozze della nipote.
Si tratta di un’invenzione straordinaria, rappresentando a tutti gli effetti il primo prototipo di androide: modellato in ogni sua singola parte e ingranaggio meccanico, l’opera ha sicuramente dato il via a quella che è oggi la robotica moderna.
Il progetto dell’Automa del Cavaliere fu ideato intorno al 1495 ma solo nel 1950, grazie a degli studi condotti da Carlo Pedretti, massimo esperto delle opere di Leonardo, è stato possibile ricondurre al 100% la paternità dell’invenzione a Da Vinci. Ogni singola parte del robot è stata disegnata sia sul Codice Atlantico, la più ampia collezione di disegni e scritti di Leonardo, sia su fogli presenti su diversi taccuini, ma senza alcuna precisa indicazione sul come collegarle tra loro. Grazie ad uno scrupoloso lavoro del Pedretti e di altri studiosi, è stato possibile “dar vita” al robot: si tratta di un soldato rivestito da un’armatura medievale, capace di compiere alcuni movimenti fisici di base, come alzare il capo oppure un arto. I movimenti sono resi possibili grazie a un rudimentale sistema meccanico posizionato nelle parti superiori, con un sistema di cavi, e inferiori, con rotelle. All’interno è costruito in legno, con elementi in pelle e metallo.

Modello dell'automa cavaliere di Leonardo e (a fianco) i suoi meccanismi interni


All' interno dello step 09  sono presenti gli Automi del 600 di Bracelli, rappresentazioni fumettose  e bizzarre, vere e precursori dei moderni robot.

domenica 3 maggio 2020

Yuval Noah Harari

 Considerazioni sulle sfide di questo momento storico



Yuval Noah Harari è uno storico israeliano e  professore del Dipartimento di storia della Hebrew University of Jerusalem; autore dei famosi saggi Sapiens, Homo Deus, 21 lezioni per il XXI secolo. 

venerdì 1 maggio 2020

STEP #11

Gli androidi nel periodo Coronavirus


Dal 27 marzo l’ospedale di Circolo di Varese ha assunto sette robottini in corsia per aiutare medici e infermieri -Corriere della Sera

Sanbot Elf, un robot in corsia


Può un androide, in periodi di epidemia, essere quanto di più vicino agli umani, come li abbiamo sempre conosciuti, che gli umani stessi? Ebbene si.
Succede all'ospedale di Varese: il compito di assistere i malati di Covid-19, durante il monitoraggio periodico, è stato delagato a robottini dalle sembianze umane. Questi, dotati delle più moderne tecnlogie quali saturimetri,termoscanner e IA per il riconiscimento emotivo,  permettono di entrare in contatto con i degenti senza rishi di contagio.
Proprio a causa dell'elevato indice di contagiosità del virus, tutto il personale ospendaliero è costretto a svolgere il proprio compito completamente bardato con mascherine, occhiali, visiera, camici, calzari e tre paia di guanti alle mani. Qualcosa di molto dissimile dall'idea di  umano.
Ricordando la doppia sofferenza dei malati, costretti all'isolamento dai propri cari, sono allora proprio gli androidi a raccogliere in parte il testimone in questo difficile momento.



https://www.corriere.it/video-articoli/2020/04/01/i-sette-robot-corsia-che-curano-pazienti-affetti-covid19-far-fronte-carenza-medici-infermieri/b8c51084-7419-11ea-b181-d5820c4838fa.shtml

 https://www.intoscana.it/it/articolo/coronavirus-robot-corsia/

 https://www.starthinkmagazine.it/2020/04/02/sanbot-elf-un-robot-corsia-coronavirus/

STEP #24

La sintesi finale La parola androide deriva dal greco andro (uomo) + eides (forma) ed il suo utilizzo nell’ accezione moderna si ha a par...